lunedì 30 dicembre 2013

REGALI DI NATALE 2013 DA GOVERNO E PADRONI: LA GRANDE ALLUVIONE

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di Franco Turigliatto
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Puntuale come sempre alla vigilia di Natale è arrivata la legge di stabilità, una volta definita più propriamente legge finanziaria, e che, come nella vecchia versione, contiene una miriadi di norme che non sono propriamente regali per la classe lavoratrice, i giovani, i disoccupati, cioè per la grande maggioranza delle cittadine e dei cittadini.

Quel che stupisce è che ad essere critica verso questa legge è stata proprio la Confindustria, non certo per inesistenti contenuti sociali a favore dei lavoratori, ma per l’inadeguatezza – a suo dire – delle riduzioni fiscali (il cosiddetto “cuneo fiscale”) previste per le aziende. Ad agitarsi di più avrebbero dovuto essere le organizzazioni sindacali, che, com’è noto, si sono limitate a uno sciopero simbolico di qualche ora, privo di qualsiasi efficacia e con rivendicazioni ambigue ed anche errate, frutto del testo comune firmato con la Confindustria. 
Ma prima di prendere in esame i contenuti di questa legge osserviamo un poco la fotografia sociale del nostro paese, non quella fatta da qualche sociologo o sindacalista troppo radicale (per altro di questa specie ne sono rimasti pochissimi esemplari), ma attraverso i dati forniti dai padroni stessi, ossia dal Centro Studi della Confindustria.

mercoledì 25 dicembre 2013

STATO SPAGNOLO: DI FRONTE ALLA RIFORMA DELLA LEGGE SULL’ABORTO.

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I nostri corpi, la nostra decisione

Dobbiamo ancora una volta spiegare in quale contesto avviene il dibattito. Ancora una volta la chiesa e più settori conservatori si schierano contro chi fa uso della propria libertà, criminalizzandola. Non si tratta di sapere quando inizia la vita. Su questo, la scienza ha da dire di più rispetto alla chiesa.
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Essi non difendono la vita. A loro non importa delle donne che muoiono per gli aborti clandestini, di quelle che non possono permettersi di rimanere incinta per non perdere il posto di lavoro. Non si preoccupano del diritto all’istruzione, alla salute, alla casa, ad una vita dignitosa per coloro che sono già al mondo. Tacciono di fronte alle politiche di austerità e allo smantellamento delle conquiste sociali.

GERMANIA – LA «GRANDE COALIZIONE»

 ·di Manuel Kellner

[Con una larga e scontata maggioranza (462 su un totale di 621 presenti) Angela Merkel ha ottenuto la fiducia del parlamento tedesco (Bundestag), iniziando il suo terzo mandato di cancelliera, quasi un record. E’ alla guida, questa volta, di un governo di grande alleanza, la Grosse Koalition, che raggruppa i due partiti della Democrazia Cristiana (CDU e Csu bavarese) e il partito socialdemocratico, frutto di una trattativa durata alcuni mesi. Solo 42 deputati della maggioranza teorica (504) non hanno votato la fiducia; si tratta di esponenti socialdemocratici restii all’abbraccio che giudicano perdente con la Merkel e parlamentari bavaresi ultraconservatori, scontenti dei posti ministeriali ottenuti dal loro partito. Sono invece appena 127 i deputati dell’opposizione parlamentare, costituita dai Verdi e dalla sinistra di Die Linke. Contemporaneamente si è sbloccata anche la lunga trattativa per la formazione del governo in una delle regioni più importanti della Germania, l’Assia, con il varo di un governo che mette insieme i democristiani e i verdi!
Il primo atto del governo è stato la nomina del numero due della Bundesbank, Sabine Lauteschlager, che prende il posto di Joerg Asmussen che, a sua volta, diventa sottosegretario nel ministero del Lavoro del nuovo esecutivo.
“Un governo senza pretese” titola scettico il Sole 24 ore, che non vede “ il coraggio per fare i grandi cambiamenti che l’Europa e il mondo si aspetta da Berlino”, e che considera il programma del nuovo governo teso soprattutto a fronteggiare la minaccia del populismo e di Alternative fur Deutschland, il movimento anti-euro, che si è molto avvicinato nelle elezioni alla barra del 5%, che gli avrebbe permesso l‘ingresso in parlamento.
Non è chiaro quali novità sperasse l’editorialista del giornale della Confindustria, che sembra criticare le pur modestissime concessioni sociali fatte ai socialdemocratici, anche se è obbligato a riconoscere che “negli ultimi 40 anni la diseguaglianza tra i redditi dei tedeschi è molto aumentata”.

RUSSIA, LE DUE PUSSY RIOT APPENA LIBERATE SFIDANO ANCORA PUTIN

·di Rodrigo Fernández (El País, Madrid), da http://elpais.com/

Pussy RiotMaria Aliokhina e Nadezhda Tolokonnikova erano in prigione da quasi due anni. Sono state rimesse in libertà ieri, dopo aver scontato quasi due anni di carcere. Aliokhina, che ha lasciato la prigione poco dopo le nove del mattino (ora locale), avrebbe voluto rifiutare l’amnistia generale decretata dal presidente Vladimir Putin in virtù della quale è stata liberata, ma non ha trovato una maniera legale di farlo, secondo quanto ha spiegato alla stampa. Per lei, l’amnistia approvata dalla Duma statale non è un atto umanitario, ma una manovra per migliorare l’immagine del regime.
Appena uscita dal carcere, Tolokonnikova ha fatto appello al boicottaggio dei giochi olimpici di Soci previsti per febbraio. “Chiedo che non veniate solo per il gas e per il petrolio” ha domandato ai governi occidentali.
A entrambe le giovani mancavano solo altri tre mesi per esaurire la condanna a due anni inflitta loro assieme a Yekaterina Samutsevich, altra componente del gruppo punk, per la messa in atto, nel febbraio 2012, di una supplica rock nella cattedrale di Cristo Salvatore di Mosca, durante la quale hanno pregato che la Vergine Maria operasse per cacciare Putin dal Cremlino.

mercoledì 18 dicembre 2013

Corteo: lavoro reddito e servizi per tutti.

CORTEO A TORINO CONTRO IL GOVERNO DELL’AUSTERITÀ. LAVORO, REDDITO, SERVIZI PER TUTTI

COMITATO PROMOTORE NO AUSTERITA’
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Prime adesioni: Rifondazione Comunista, Sinistra Anticapitalista, USB, CUB Piemonte, Maurice GLBTQ, Ross@-Torino, Comitato No Debito, il sindacato è un’altra cosa in Cgil
Martedì 17 dicembre 2013 – ore 17,30
Corteo in via Garibaldi
da P.zza Statuto a P.zza Castello

Contro il governo dell’austerità. Da anni i governi conducono politiche di austerità che hanno massacrato le classi popolari e che sono servite solo a garantire rendite finanziarie e profitti per grandi aziende. Siamo contro il governo Letta-Alfano, e contro i governi locali che gestiscono queste politiche con la privatizzazione e il taglio dei servizi pubblici e sociali.Ci opponiamo quindi fermamente alla vendita della GTT e alla privatizzazione dei beni comuni.
lavoro x tutti Vogliamo un vasto intervento pubblico, un Piano per il Lavoro per un milione e mezzo di nuovi posti; politiche industriali per produzioni ecosostenibili: nel risparmio energetico e le rinnovabili, nell’agricoltura di qualità, nella messa in sicurezza dal rischio idrogeologico e sismico; nella cultura e nel patrimonio artistico; nel diritto alla salute; per creare asili nido, riqualificare scuola, università e ricerca. Nazionalizzare ILVA, Fiat e le aziende che chiudono. Ridurre l’orario di lavoro, cancellare la controriforma delle pensioni.

Gli avanzi del nuovo.


di G. Cremaschi

Il peggior lascito del ventennio berlusconiano si chiama Matteo Renzi. Nonostante il colpo di fulmine che ha provocato in Maurizio Landini, penso che il segretario del PD rappresenti l'ennesima riverniciatura delle politiche liberiste che ci han  portato a questa crisi e che ora la stanno aggravando. Lo dimostrano i primi suoi atti di governo.
Il suo staff sta preparando un altro attacco all'articolo 18, quello che nell'Italia garantista solo verso i potenti suscita scandalo perché stabilisce che chi è licenziato ingiustamente, se il giudice gli dà ragione, deve tornare al suo posto di lavoro. Questo principio di civiltà ha già molte limitazioni, non si applica sotto i quindici dipendenti ed è reso nullo dalla marea di contratti precari. Inoltre con un accordo  con il governo Monti CGIL CISL UIL hanno accettato di liberalizzare i licenziamenti cosiddetti economici, che in una crisi come questa significa via libera alla cacciata di tante e tanti. Ma nonostante questo ultimo atto di autolesionismo  sindacale Renzi vuole di più.

venerdì 13 dicembre 2013

CONTRO L’EUROPA DEI PADRONI E DELL’AUSTERITA’ PER L’EUROPA DELLE LAVORATRICI/TORI, DELLA DEMOCRAZIA E DELLA GIUSTIZIA SOCIALE


La piramide del sistema capitalista
Clicca per ingrandire
I paesi dell’Europa vivono una doppia crisi, quella generale del capitalismo cominciata nel 2007, tra le più gravi della sua storia, e quella propria del continente (accentuata ed accelerata dalla prima), espressione delle contraddizioni profonde delle strutture economiche ed istituzionali su cui è stata costruita l’Unione europea dalle classi dominanti.
Queste modalità di “costruzione dell’Europa” operate dalla borghesia europea e funzionali a questa fase di accumulazione capitalista con i suoi effetti devastanti di povertà e disoccupazione, hanno infangato l’idea stessa dell’unità europea e spingono settori della popolazione ad essere, non solo, come è giusto, contro “questa Europa”, ma contro l’idea stessa di Europa tout court, ripiegando su posizioni nazionaliste ed alimentando sempre più gli spazi delle destre fasciste e nazionaliste.

martedì 10 dicembre 2013

SINTOMI ALLARMANTI DI UN’ESPLOSIONE SOCIALE


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di Franco Turigliatto
Quanto sta avvenendo in questi giorni, con le mobilitazioni e le “sollevazioni” dei cosiddetti “forconi”, indica che stiamo entrando in una nuova fase della crisi economica e sociale nel nostro paese. A mobilitarsi sono settori di piccola e medio-piccola borghesia colpita a fondo dalla crisi nei suoi interessi e nei suoi redditi: commercianti, ambulanti, artigiani, camionisti, a cui si sono aggiunti altre frange sociali popolari più o meno marginali, compresi giovani delle periferie cittadine, disoccupati ed anche studenti. Questi fenomeni sono particolarmente evidenti e conflittuali a Torino, la vecchia città operaia e fordista, che al di là della nuova vetrina turistica dei palazzi del centro, è in una fase di grande impoverimento e di smottamento sociale.

La crisi e la piccola borghesia

Questi settori di piccola e medio-piccola borghesia hanno goduto per molti anni, di una relativa tranquillità ed agiatezza (per qualcuno anche realizzata tramite l’elusione e l’evasione fiscale), ma ora, dopo 6 anni di dura crisi economica, le loro certezze economiche e sociali sono rimesse in discussione e per molti si apre una possibile e rapida discesa verso la povertà.
Essi infatti non sono colpiti soltanto dalle dinamiche della crisi economica, ma anche, come la stragrande maggioranza delle cittadine e dei cittadini, dalle politiche dell’austerità e del fiscal compact portate avanti dai governi della borghesia.

giovedì 24 ottobre 2013

CGIL-CISL-UIL: 4 ORE DI SCIOPERO

di Sergio Bellavita (Rete 28 Aprile-Opposizione Cgil)

I vertici di Cgil Cisl Uil hanno deciso i termini della mobilitazione sulla legge di stabilità del Governo Letta.
Sciopero di 4 ore a disposizione di iniziative territoriali più una serie di incontri con i gruppi parlamentari. Tutto bene quindi? Finalmente si è rotto il tappo della complicità con le politiche di massacro sociale dei governi dell’austerità? No, purtroppo.
Non è solo per l’estremo ritardo con cui si costruisce la mobilitazione o l’inadeguatezza delle 4 ore rispetto alla pesantezza della manovra economica. Le richieste di Cgil Cisl Uil di modifica alla legge di stabilità non mettono in discussione le compatibilità determinate dal rispetto del fiscal compact e dal rientro del debito imposto dall’Unione Europea. Senza la rottura di quelle compatibilità e di quei limiti nessuna politica di segno diverso può essere messa in campo. E questo è noto a tutte le organizzazioni sindacali. La stessa richiesta di riduzione del cuneo fiscale a favore dei lavoratori, in assenza di una contemporanea massiccia ripresa dell’intervento pubblico in economia e nel sociale, si risolverebbe con la progressiva liquidazione dello stato sociale. Forse non è un caso che Cgil Cisl Uil, attraverso la bilateralità, tentino di costruire il cosidetto welfare contrattuale a livello aziendale: sanità, malattia, previdenza, ammortizzatori sociali ecc ecc.

FRANCIA, ALTA TENSIONE NEL FRONT DE GAUCHE

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Con il 57 % e 670 voti (contro 500 che si sono pronunciati per una lista del Front de gauche autonoma), i militanti del PCF di Parigi hanno infine deciso a favore di un’alleanza con  il PS di Hollande per le prossime elezioni municipali (primavera 2014, ndt). Già prima con il PS erano stati contrattati per il PCF 13 eletti  (contro gli 8 attuali) e 32 consiglieri nei 20 arrondissement di cui è composta la capitale francese.
di Yvan Lemaitre da http://www.npa2009.org/
FdG DR.previewAnne Hidalgo (vice del sindaco di Parigi, Bertrand Delanoë, numero uno del PS della città e futura candidata socialista a sindaco, ndt) si è dichiaata soddisfatta per questo voto che «prolunga e amplifica la dinamica di azione unitaria dell’Union de la gauche», richiamandosi ai 13 anni di gestione comune PS-PCF. Dal punto di vista del PCF non c’è troppo da stare allegri. Il 57 % è molto al disotto della percentuale del 67% con cui sullo stesso argomento si era pronunciata la direzione federale. Le pressioni e gli ordini della direzione nazionale del partito non sono bastati a convincere e di fatto questa debole maggioranza costituisce una sconfessione della direzione, l’espressione del malcontento contro il governo. La contraddizione tra il discorso del PCF e e la sua politica concreta volta a salvare i propri rappresentanti istituzionali lo mette in una posizione difficile in cui rischia di farsi sottrarre voti sia dal PS che dal PG (Parti de Gauche, di Mélenchon, ndt).

MODELLO TEDESCO SOLO PER RICCHI


di Marco Bascetta da http://www.ilmanifesto.it/
Armut
Cosa dovremo aspettarci dai negoziati per la formazione di un governo di grande coalizione in Germania, il cui avvio è stato sancito a grande maggioranza dal congresso lampo della Spd domenica scorsa a Berlino? I “dieci punti irrinunciabili” che la pallida socialdemocrazia mette sul tappeto non sono proprio di quelli che sconvolgono il mondo. Si va dalla generica volontà di combattere la povertà tra gli anziani, di migliorare il sistema dell’istruzione e l’assistenza ai disabili, alla parità salariale tra uomini e donne, al riconoscimento della doppia nazionalità per i figli di migranti nati in Germania.
Due le bandierine rosse piantate sul terreno della trattativa: il salario minimo orario di 8,50 euro e l’introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie.

giovedì 17 ottobre 2013

18 e 19 ottobre. Primi appuntamenti di lotta al governo della Troika


È meglio tagliare la sanità o la scuola o i servizi o i salari, oppure aumentare le tasse? È preferibile colpire ancora le pensioni o privatizzare ancora il patrimonio ed i beni comuni? E una volta pagate la banche e la finanza, il poco che resta di questi soldi lo si dà alle imprese affinché assumano o ai lavoratori affinché comprino?
Queste le varie alternative tra differenti meno peggio che oggi ci offre il confronto economico interno alla gabbia dell’austerità europea. Il governo Letta Alfano, da buon democristiano, ha scelto una modica quantità di tutti i possibili provvedimenti in campo, scontentando un pò tutti, ma con l’evidente obiettivo di non far arrabbiare davvero nessuno.
Bisogna che questo il governo fallisca l’obiettivo e le manifestazioni del 18 e del 19 hanno questo scopo.
È dal 27 ottobre dell’anno scorso, dal No Monti day che in Italia non ci sono manifestazioni generali contro le politiche di austerità.

TUTTE/I INSIEME IL 18 E 19 OTTOBRE: CONTRO L’AUSTERITÀ E IL FISCAL COMPACT


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di Franco Turigliatto
18ottobre
Gli scioperi e le mobilitazioni di questi giorni sono occasioni importanti per costruire nel paese un movimento per fermare e battere il governo Letta e la Confindustria e il loro attacco alle condizioni di vita e di lavoro della stragrande maggioranza della popolazione.

La classe lavoratrice affronta un progetto lucido e criminale del padronato italiano ed europeo, del sistema finanziario e delle forze politiche ed economiche che gestiscono le istituzioni europee: la distruzione dei diritti del lavoro e dello stato sociale, la riduzione dei salari e il mantenimento di un vastissimo esercito industriale di riserva, al fine di dividere, ricattare e sfruttare fino in fondo l’insieme delle lavoratrici e lavoratori, disoccupati e migranti.
Tutto ciò in funzione di una definitiva sconfitta storica del movimento dei lavoratori in tutti i paesi di Europa per foraggiare profitti e rendite finanziarie.

LEGGE DI STABILITÀ, ANCORA AUSTERITÀ, TAGLI E PRIVATIZZAZIONI



di Andrea Martini
finanziaria
Da settimane il governo stava frastornando l’opinione pubblica per creare un clima di attesa verso la legge finanziaria. Alla creazione di questo clima si erano attivati tutti i grandi mezzi di informazione. E gli stessi sindacati confederali, un po per ingenuità beota, un po’ per complicità consapevole, si era messi in attesa, alimentando la fiducia verso una misura che perlomeno in parte potesse rilanciare l’economia del paese.

Si diceva, sarà la prima legge di bilancio che dopo tanti anni coniugherà l’austerità con la crescita…
Poi nella notte tra martedì e mercoledì la legge è stata messa a punto, rispettando l’obiettivo della sua pubblicazione entro quella data, imposta anche all’Italia dalle regole comunitarie che prescrivono una sorta di commissariamento dei paesi ritenuti “a rischio” dalla UE.

martedì 17 settembre 2013

L’ASSEMBLEA DI CHIANCIANO, UN DIBATTITO PER NON RASSEGNARSI E PER ORGANIZZARSI


di Franco Turigliatto
Chianciano
Venerdì 20 settembre si apre l’assemblea seminariale che costituirà formalmente la nuova organizzazione politica Sinistra Anticapitalista.

Il quadro politico e sociale nel nostro paese è segnato da una persistente offensiva delle forze politiche e sociali della borghesia che finora non ha trovato una risposta efficace da parte del movimento delle lavoratrici e dei lavoratori, fortemente divisi e qualche volta anche demoralizzati, in difficoltà a trovare piattaforme rivendicative, indicazioni politiche e un percorso di mobilitazione per contrastare la violenza delle politiche liberiste in atto. Col patto europeo del fiscal compact potranno diventare ancora più dure.

giovedì 29 agosto 2013

NO ALL’IPOCRISIA DELL’INTERVENTO IMPERIALISTA “UMANITARIO” IN SIRIA! ABBASSO IL TIRANNO ASSAD!

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Mentre ONU come al solito guarda altrove, le maggiori potenze imperialiste discutono senza reticenze come intervenire nella crisi siriana che hanno contribuito ad aggravare finanziando ciascuna i “propri” ribelli. L’intervento naturalmente non ha certo la funzione di sostenere i diritti democratici del popolo siriano, ma di garantire gli specifici interessi economici e geopolitici dei paesi capitalistici occidentali. Con la consueta ipocrisia hanno ignorato tre anni di stragi che hanno provocato più di 100.000 morti e milioni di profughi, e per poi fissare unilateralmente una “linea rossa” per giustificare l’intervento diretto, presentato come “umanitario”. Da anni infatti il regime dittatoriale di Assad ha condotto una vera e propria guerra contro il suo popolo per mantenersi al potere ricorrendo alle più feroci repressioni e a veri e propri stermini di massa per impedire che il movimento di massa lo rovesciasse.

Se non otterranno una qualche ambigua dichiarazione delle Nazioni Unite, le potenze occidentali utilizzaranno come in Kosovo la copertura (giuridicamente infondata) di una coalizione di parte come la NATO.

CONCORSO: DISEGNA IL SIMBOLO DI SINISTRA ANTICAPITALISTA


banner_youtubeSinistra Anticapitalista si appresta a scegliere il proprio simbolo (quello che vedete con le tre bandiere, rossa verde e viola e la falce e martello è un simbolo provvisorio). Lo faremo all’assemblea fondativa che si terrà a Chianciano il 20-22 settembre. Se hai capacità grafiche e inventiva e vuoi aiutarci in questa scelta, ti proponiamo di partecipare a questo concorso. Mandaci il tuo elaborato e lo pubblicheremo sul sito mettendolo in votazione tra i migliori pervenuti entro la metà del mese di settembre. La decisione finale sull’adozione del nuovo simbolo verrà presa in occasione della assemblea seminario di Chianciano. E’ un concorso in cui non si vince niente, se non la soddisfazione di aver disegnato il simbolo della tua organizzazione e di vedere il tuo lavoro pubblicato sul nostro sito.

Regolamento del concorso

  1. Leggi la pagina Chi siamo per farti un’idea di ciò che il simbolo dovrebbe esprimere.
  2. Disegna un simbolo per Sinistra Anticapitalista in formato XCF (Gimp) o PSD (Photoshop) compresso. Il simbolo dovrebbe avere dimensioni di almeno 1200×1200 pixel con risoluzione 600dpi in spazio colore RGB.
  3. Mandalo a sinistra@anticapitalista.org entro il 10 settembre, inserendo la seguente dizione nella mail: “il file allegato è rilasciato a Sinistra Anticapitalista con licenza Creative Commons “Attribuzione – Non commerciale – Condividi allo stesso modo (CC BY-NC-SA 3.0), i cui dettagli si trovano all’indirizzo http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/3.0/deed.it. Nel caso in cui il simbolo risultasse vincitore in occasione della votazione dell’assemblea fondativa di Sinistra Anticapitalista in data 22 settembre 2013 a Chianciano, l’autore dichiara fin da subito di cedere a titolo gratuito la proprietà del proprio lavoro all’associazione Sinistra Anticapitalista.”
  4. Dal 15 settembre apriremo un sondaggio sul sito per consultare i lettori  sulle loro preferenze tra i simboli migliori pervenuti (scelti dalla redazione del sito).
  5. All’assemblea seminario di Chianciano metteremo in votazione il simbolo. Se vuoi partecipare alla decisione finale aderisci a Sinistra Anticapitalista e prenotati per l’assemblea di settembre!
Per ogni altra informazione puoi contattarci mandando una email asinistra@anticapitalista.org

mercoledì 21 agosto 2013

SYRIZA (GRECIA), UN CONGRESSO SFASATO

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di Charles-André Udry (da alencontre.org)
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Il Congresso di SYRIZA (Synaspismós Rhizospastikís Aristerás, Coalizione della Sinistra Radicale) – coalizione di 14 organizzazioni, diverse in termini di orientamenti politici e di importanza numerica – è stato organizzato in un periodo politico teso. Si è tenuto da giovedì 10 alla sera di domenica 14 luglio.

Un contesto che la direzione di SYRIZA voleva mettere tra parentesi

La brutale e improvvisa chiusura della radiotelevisione pubblica (ERT), l’11 giugno 2013, da parte del governo Samaras ha provocato l’occupazione della sede da parte dei/delle dipendenti. Venivano annunciati 2.650 licenziamenti per soddisfare le richieste della Troika (UE, BCE e FMI) relative alla compressione del numero totale di funzionari sull’insieme dello Stato. Ė quanto il Ministro dello Sviluppo (sic!), Costis Chatizakis, ha riconosciuto in un’intervista al quotidiano tedesco Die Welt , nella quale si è spinto fino ad accusare il Ministro delle Riforme (sic!), Antonis Manitakis, per il ritardo nel licenziamento dei funzionari. E’ vero che quest’ultimo faceva parte di Sinistra Democratica (DIMAR) di Fotis Kuvelis, l’alleato di second’ordine del governo. La campagna di propaganda menzognera del governo, secondo la quale l’ERT sarebbe un «centro di corruzione» fallisce rapidamente. Il significato reale della decisione del governo è stato compreso da moltissime/i dipendenti sia private/i che pubbliche/i.

CHE SUCCEDE IN EGITTO?


di Jacques Chastaing (da http://npa2009.org/)
Mercoledì 14 agosto il potere ha sgomberato con la forza e con un’estrema violenza le due piazze del Cairo che i Fratelli musulmani occupavano da più di sei settimane. Ci sarebbero stati, nel momento in cui scriviamo questo articolo (venerdì 16), 638 morti e 4000 feriti, secondo il ministero della Salute (molti di più secondo i Fratelli musulmani). La maggioranza delle vittime sono sostenitori di Morsi, sia nelle due piazze della capitale sia in numerose altre città dell’Egitto, dove le manifestazioni dei Fratelli musulmani e dei loro alleati islamisti che denunciavano il potere sono state brutalmente represse dalle forze di polizia.
Per tutta risposta i Fratelli musulmani hanno attaccato numerosi commissariati e sedi dei governatorati, sedi dei partiti laici, ma soprattutto hanno bruciato o saccheggiato molte chiese ed edifici cristiani copti (70 stando al numero fornito dalle autorità copte, tra cui sembra anche scuole e orfanotrofi), oltre che automobili, case, negozi di proprietà di cittadini copti. Tra le vittime dunque ci sarebbero anche una cinquantina di poliziotti e un certo numero di copti, oltre che qualche giornalista.

venerdì 16 agosto 2013

EGITTO: A CHE SERVE UN ESERCITO

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di Antonio Moscato (da Movimento Operaio)
Anche diversi giornali borghesi non possono tacere del tutto sull’ipocrisia degli Stati Uniti che oggi devono condannare gli “eccessi” dell’esercito, sia pure senza usare mai la parola golpe che renderebbe difficile proseguire con i finanziamenti dei militari egiziani. Ma tutti i commentatori cercano la causa di questa contraddizione neglierrori soggettivi di Obama o del Dipartimento di Stato. In realtà non è facile rinunciare all’alleanza con un grande Stato come l’Egitto, e soprattutto ai rapporti con il suo esercito addestrato proprio per tutelare “l’ordine pubblico” interno e nell’area.
A che altro può servire d’altra parte quest’esercito, armatissimo ma rivelatosi sempre inefficiente di fronte ai nemici esterni, quando li aveva? Penso soprattutto al 1948-1949, al 1956, al 1967, al 1973… poi diventa solo un gendarme per conto terzi: USA e Israele. Ma anche dopo l’inizio della rivoluzione non ha mancato di contribuire al feroce assedio della striscia di Gaza, salvo ritagliarsi qualche entrata supplementare taglieggiando il contrabbando nella zona.

COMMUNIA, IL MAGISTRATO SI VENDICA A FERRAGOSTO



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di Checchino Antonini da Popoff

Chi li ha visti in azione di prima mattina dice che «hanno fatto i coatti, e solo dopo si sono un po’ calmati». E’ successo che nel deserto del ferragosto romano, un magistrato forte coi deboli e debole coi forti, è «finalmente» riuscito a sgomberare Communia dalle ex Fonderie Bastianelli nel quartiere S.Lorenzo. Erano le nove del mattino del 16 agosto. Sei gli identificati nei vicini locali del commissariato di quartiere. E’ bastato un pretesto, l’inagibilità, e il solito spropositato schieramento di polizia e carabinieri in assetto da guerra.
Ma l’inagibilità è minima, ben circoscritta dagli occupanti e stabilita dalle perizie. In realtà era dal 24 aprile, da quando era iniziata l’occupazione dello stabile per sottrarlo al solito progetto speculativo, che il progetto era nel mirino del solerte magistrato. Chi comanda in città è stato piuttosto irritato dallo Tsunami tour per il diritto all’abitare che lo scorso aprile mise a segno nove occupazioni in simultanea e tra loro questo progetto che si presentò al quartiere ormai quasi del tutto gentrificato con le parole del predicatore eretico Thomas Muntzer di 500 anni prima: “Omnia sunt Communia”, tutte le cose sono comuni.

GRANDE PRESENZA INTERNAZIONALE ALL’ASSEMBLEA FONDATIVA DI SINISTRA ANTICAPITALISTA

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L’assemblea di Sinistra Anticapitalista del 20-22 settembre a Chianciano Terme costituisce l’atto fondativo ed eccezionale di una nuova organizzazione: con il superamento della vecchia Sinistra Critica proponiamo infatti di passare a una nuova fase di attività politica per radicarsi meglio e più profondamente nella classe lavoratrice, per agire con maggiore consapevolezza nei movimenti sociali e per operare l’approfondimento di un programma rivoluzionario nella lotta contro il sistema capitalista. Per queste ragioni invitiamo tutte e tutti quelli che sono interessate/i a lavorare per questi obbiettivi a partecipare attivamente a questo momento fondativo.
Essenziale nel nostro orientamento è la dimensione internazionale della lotta di classe, a partire dall’Europa, ma non solo; per questo la nostra assemblea discuterà dello scontro sociale e politico nel nostro paese, ma dentro un ottica e riferimenti che si collegano con le organizzazioni politiche che come noi perseguono una strategia anticapitalista di lotta per il socialismo.
La presenza delle delegazioni straniere non sarà un fiore all’occhiello, un momento diplomatico come avviene nei congressi di altre forze politiche, ma sarà un asse costitutivo della nostra assemblea: discuteremo in totale sinergia con esse delle esperienze di lotta, delle scelte politiche e strategiche, del lavoro comune da intraprendere; e ne discuteremo con le/i rappresentanti di partiti politici che costituiscono una realtà organizzativa rilevante nel loro paese.
Questo è l’elenco, ancorché non definitivo, dei nostri interlocutori che, di per se stesso, costituisce già uno straordinario successo della nostra assemblea.