lunedì 30 dicembre 2013

REGALI DI NATALE 2013 DA GOVERNO E PADRONI: LA GRANDE ALLUVIONE

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di Franco Turigliatto
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Puntuale come sempre alla vigilia di Natale è arrivata la legge di stabilità, una volta definita più propriamente legge finanziaria, e che, come nella vecchia versione, contiene una miriadi di norme che non sono propriamente regali per la classe lavoratrice, i giovani, i disoccupati, cioè per la grande maggioranza delle cittadine e dei cittadini.

Quel che stupisce è che ad essere critica verso questa legge è stata proprio la Confindustria, non certo per inesistenti contenuti sociali a favore dei lavoratori, ma per l’inadeguatezza – a suo dire – delle riduzioni fiscali (il cosiddetto “cuneo fiscale”) previste per le aziende. Ad agitarsi di più avrebbero dovuto essere le organizzazioni sindacali, che, com’è noto, si sono limitate a uno sciopero simbolico di qualche ora, privo di qualsiasi efficacia e con rivendicazioni ambigue ed anche errate, frutto del testo comune firmato con la Confindustria. 
Ma prima di prendere in esame i contenuti di questa legge osserviamo un poco la fotografia sociale del nostro paese, non quella fatta da qualche sociologo o sindacalista troppo radicale (per altro di questa specie ne sono rimasti pochissimi esemplari), ma attraverso i dati forniti dai padroni stessi, ossia dal Centro Studi della Confindustria.

mercoledì 25 dicembre 2013

STATO SPAGNOLO: DI FRONTE ALLA RIFORMA DELLA LEGGE SULL’ABORTO.

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I nostri corpi, la nostra decisione

Dobbiamo ancora una volta spiegare in quale contesto avviene il dibattito. Ancora una volta la chiesa e più settori conservatori si schierano contro chi fa uso della propria libertà, criminalizzandola. Non si tratta di sapere quando inizia la vita. Su questo, la scienza ha da dire di più rispetto alla chiesa.
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Essi non difendono la vita. A loro non importa delle donne che muoiono per gli aborti clandestini, di quelle che non possono permettersi di rimanere incinta per non perdere il posto di lavoro. Non si preoccupano del diritto all’istruzione, alla salute, alla casa, ad una vita dignitosa per coloro che sono già al mondo. Tacciono di fronte alle politiche di austerità e allo smantellamento delle conquiste sociali.

GERMANIA – LA «GRANDE COALIZIONE»

 ·di Manuel Kellner

[Con una larga e scontata maggioranza (462 su un totale di 621 presenti) Angela Merkel ha ottenuto la fiducia del parlamento tedesco (Bundestag), iniziando il suo terzo mandato di cancelliera, quasi un record. E’ alla guida, questa volta, di un governo di grande alleanza, la Grosse Koalition, che raggruppa i due partiti della Democrazia Cristiana (CDU e Csu bavarese) e il partito socialdemocratico, frutto di una trattativa durata alcuni mesi. Solo 42 deputati della maggioranza teorica (504) non hanno votato la fiducia; si tratta di esponenti socialdemocratici restii all’abbraccio che giudicano perdente con la Merkel e parlamentari bavaresi ultraconservatori, scontenti dei posti ministeriali ottenuti dal loro partito. Sono invece appena 127 i deputati dell’opposizione parlamentare, costituita dai Verdi e dalla sinistra di Die Linke. Contemporaneamente si è sbloccata anche la lunga trattativa per la formazione del governo in una delle regioni più importanti della Germania, l’Assia, con il varo di un governo che mette insieme i democristiani e i verdi!
Il primo atto del governo è stato la nomina del numero due della Bundesbank, Sabine Lauteschlager, che prende il posto di Joerg Asmussen che, a sua volta, diventa sottosegretario nel ministero del Lavoro del nuovo esecutivo.
“Un governo senza pretese” titola scettico il Sole 24 ore, che non vede “ il coraggio per fare i grandi cambiamenti che l’Europa e il mondo si aspetta da Berlino”, e che considera il programma del nuovo governo teso soprattutto a fronteggiare la minaccia del populismo e di Alternative fur Deutschland, il movimento anti-euro, che si è molto avvicinato nelle elezioni alla barra del 5%, che gli avrebbe permesso l‘ingresso in parlamento.
Non è chiaro quali novità sperasse l’editorialista del giornale della Confindustria, che sembra criticare le pur modestissime concessioni sociali fatte ai socialdemocratici, anche se è obbligato a riconoscere che “negli ultimi 40 anni la diseguaglianza tra i redditi dei tedeschi è molto aumentata”.

RUSSIA, LE DUE PUSSY RIOT APPENA LIBERATE SFIDANO ANCORA PUTIN

·di Rodrigo Fernández (El País, Madrid), da http://elpais.com/

Pussy RiotMaria Aliokhina e Nadezhda Tolokonnikova erano in prigione da quasi due anni. Sono state rimesse in libertà ieri, dopo aver scontato quasi due anni di carcere. Aliokhina, che ha lasciato la prigione poco dopo le nove del mattino (ora locale), avrebbe voluto rifiutare l’amnistia generale decretata dal presidente Vladimir Putin in virtù della quale è stata liberata, ma non ha trovato una maniera legale di farlo, secondo quanto ha spiegato alla stampa. Per lei, l’amnistia approvata dalla Duma statale non è un atto umanitario, ma una manovra per migliorare l’immagine del regime.
Appena uscita dal carcere, Tolokonnikova ha fatto appello al boicottaggio dei giochi olimpici di Soci previsti per febbraio. “Chiedo che non veniate solo per il gas e per il petrolio” ha domandato ai governi occidentali.
A entrambe le giovani mancavano solo altri tre mesi per esaurire la condanna a due anni inflitta loro assieme a Yekaterina Samutsevich, altra componente del gruppo punk, per la messa in atto, nel febbraio 2012, di una supplica rock nella cattedrale di Cristo Salvatore di Mosca, durante la quale hanno pregato che la Vergine Maria operasse per cacciare Putin dal Cremlino.

mercoledì 18 dicembre 2013

Corteo: lavoro reddito e servizi per tutti.

CORTEO A TORINO CONTRO IL GOVERNO DELL’AUSTERITÀ. LAVORO, REDDITO, SERVIZI PER TUTTI

COMITATO PROMOTORE NO AUSTERITA’
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Prime adesioni: Rifondazione Comunista, Sinistra Anticapitalista, USB, CUB Piemonte, Maurice GLBTQ, Ross@-Torino, Comitato No Debito, il sindacato è un’altra cosa in Cgil
Martedì 17 dicembre 2013 – ore 17,30
Corteo in via Garibaldi
da P.zza Statuto a P.zza Castello

Contro il governo dell’austerità. Da anni i governi conducono politiche di austerità che hanno massacrato le classi popolari e che sono servite solo a garantire rendite finanziarie e profitti per grandi aziende. Siamo contro il governo Letta-Alfano, e contro i governi locali che gestiscono queste politiche con la privatizzazione e il taglio dei servizi pubblici e sociali.Ci opponiamo quindi fermamente alla vendita della GTT e alla privatizzazione dei beni comuni.
lavoro x tutti Vogliamo un vasto intervento pubblico, un Piano per il Lavoro per un milione e mezzo di nuovi posti; politiche industriali per produzioni ecosostenibili: nel risparmio energetico e le rinnovabili, nell’agricoltura di qualità, nella messa in sicurezza dal rischio idrogeologico e sismico; nella cultura e nel patrimonio artistico; nel diritto alla salute; per creare asili nido, riqualificare scuola, università e ricerca. Nazionalizzare ILVA, Fiat e le aziende che chiudono. Ridurre l’orario di lavoro, cancellare la controriforma delle pensioni.

Gli avanzi del nuovo.


di G. Cremaschi

Il peggior lascito del ventennio berlusconiano si chiama Matteo Renzi. Nonostante il colpo di fulmine che ha provocato in Maurizio Landini, penso che il segretario del PD rappresenti l'ennesima riverniciatura delle politiche liberiste che ci han  portato a questa crisi e che ora la stanno aggravando. Lo dimostrano i primi suoi atti di governo.
Il suo staff sta preparando un altro attacco all'articolo 18, quello che nell'Italia garantista solo verso i potenti suscita scandalo perché stabilisce che chi è licenziato ingiustamente, se il giudice gli dà ragione, deve tornare al suo posto di lavoro. Questo principio di civiltà ha già molte limitazioni, non si applica sotto i quindici dipendenti ed è reso nullo dalla marea di contratti precari. Inoltre con un accordo  con il governo Monti CGIL CISL UIL hanno accettato di liberalizzare i licenziamenti cosiddetti economici, che in una crisi come questa significa via libera alla cacciata di tante e tanti. Ma nonostante questo ultimo atto di autolesionismo  sindacale Renzi vuole di più.

venerdì 13 dicembre 2013

CONTRO L’EUROPA DEI PADRONI E DELL’AUSTERITA’ PER L’EUROPA DELLE LAVORATRICI/TORI, DELLA DEMOCRAZIA E DELLA GIUSTIZIA SOCIALE


La piramide del sistema capitalista
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I paesi dell’Europa vivono una doppia crisi, quella generale del capitalismo cominciata nel 2007, tra le più gravi della sua storia, e quella propria del continente (accentuata ed accelerata dalla prima), espressione delle contraddizioni profonde delle strutture economiche ed istituzionali su cui è stata costruita l’Unione europea dalle classi dominanti.
Queste modalità di “costruzione dell’Europa” operate dalla borghesia europea e funzionali a questa fase di accumulazione capitalista con i suoi effetti devastanti di povertà e disoccupazione, hanno infangato l’idea stessa dell’unità europea e spingono settori della popolazione ad essere, non solo, come è giusto, contro “questa Europa”, ma contro l’idea stessa di Europa tout court, ripiegando su posizioni nazionaliste ed alimentando sempre più gli spazi delle destre fasciste e nazionaliste.

martedì 10 dicembre 2013

SINTOMI ALLARMANTI DI UN’ESPLOSIONE SOCIALE


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di Franco Turigliatto
Quanto sta avvenendo in questi giorni, con le mobilitazioni e le “sollevazioni” dei cosiddetti “forconi”, indica che stiamo entrando in una nuova fase della crisi economica e sociale nel nostro paese. A mobilitarsi sono settori di piccola e medio-piccola borghesia colpita a fondo dalla crisi nei suoi interessi e nei suoi redditi: commercianti, ambulanti, artigiani, camionisti, a cui si sono aggiunti altre frange sociali popolari più o meno marginali, compresi giovani delle periferie cittadine, disoccupati ed anche studenti. Questi fenomeni sono particolarmente evidenti e conflittuali a Torino, la vecchia città operaia e fordista, che al di là della nuova vetrina turistica dei palazzi del centro, è in una fase di grande impoverimento e di smottamento sociale.

La crisi e la piccola borghesia

Questi settori di piccola e medio-piccola borghesia hanno goduto per molti anni, di una relativa tranquillità ed agiatezza (per qualcuno anche realizzata tramite l’elusione e l’evasione fiscale), ma ora, dopo 6 anni di dura crisi economica, le loro certezze economiche e sociali sono rimesse in discussione e per molti si apre una possibile e rapida discesa verso la povertà.
Essi infatti non sono colpiti soltanto dalle dinamiche della crisi economica, ma anche, come la stragrande maggioranza delle cittadine e dei cittadini, dalle politiche dell’austerità e del fiscal compact portate avanti dai governi della borghesia.