martedì 28 gennaio 2014

CONTRO L’EUROPA DEL FISCAL COMPACT, PER UN’ALTERNATIVA POLITICA E SOCIALE. RISOLUZIONE DEL CN DI SINISTRA ANTICAPITALISTA


Coordinamento nazionale del 18/19 gennaio 2014


Si è svolto lo scorso weekend il Coordinamento nazionale di Sinistra Anticapitalista con una ampia partecipazione nazionale ed una approfondita discussione che ha affrontato tre temi:
  • un primo bilancio delle campagne politiche ed organizzative decise in novembre;
  • lo sviluppo dei rapporti e delle attività comuni con le altre forze della sinistra anticapitalista in Europa, a partire dalla Grecia e dalla Francia;
  • la situazione politica e sociale in Europa e in Italia con uno specifico riferimento anche alle prossime elezioni europee.
Il Coordinamento prendendo atto dello sviluppo positivo della campagna di sottoscrizione in corso ha approvato una mozione politica complessiva e un ordine del giorno tematico sul centenario della prima guerra mondiale su cui è stata decisa una specifica campagna.

Risoluzione del Coordinamento nazionale del 18/19 gennaio 2014

La metaforfosi dell’Europa capitalista

Con la svolta neoliberale impressa negli anni Ottanta del Novecento dalla politica dell’amministrazione Reagan negli USA e, soprattutto, da quella del governo Thatcher in Gran Bretagna, l’orientamento e la stessa impostazione ideologica dell’Unione europea hanno cambiato di segno.
Negli anni 50 i primi tentativi di dare un volto comune ai differenti stati europei attraverso la fondazione della CEE avevano come scopo quello di tentare di sottrarre gli stati del vecchio continente alla totale subalternità all’imperialismo americano e di creare una massa critica sul piano economico e su quello politico capace di competere, come altro imperialismo, con quello USA, anche se, di fronte alla cosiddetta “minaccia sovietica”, restavano totalmente dipendenti dalla potenza militare statunitense.
Fu per tutti questi motivi e per fugare ogni possibile rinnovarsi di rischi di belligeranza (anche tenuto conto della incertezza dei confini post bellici, vedi il caso della Ruhr e dello stesso Sud Tirolo) con il trattato di Roma venne costituita nel 1957 la Comunità economica europea, attorno all’asse tra la Francia e la Germania.
Questa istituzione si caratterizzò subito per una marcata e voluta differenziazione politica e sociale non solo, ovviamente, nei confronti dei sistemi in vigore nell’Unione sovietica e negli stati satellite dell’Est Europa, ma anche nei confronti del modello statunitense, attraverso una sottolineatura della capacità di intervento pubblico in economia (necessario anche al fine di una ricostruzione dell’apparato produttivo che nessun singolo capitalista sarebbe stato in grado di garantire) e attraverso la sbandierata proposizione di un “modello europeo” di stato sociale, con forti tinte universalistiche e redistributive.
Si trattava di rispondere alla pressione e alle lotte di una classe lavoratrice sempre più forte, strutturalmente per l’aumento quantitativo e qualitativo legato allo sviluppo economico, politicamente per la formazione di sempre più numerosi quadri di avanguardia su posizioni di classe radicali.
L’obiettivo era anche quello di contrapporre al modello orientale una “società del benessere” fondata su un forte sviluppo economico, diffusi servizi sociali gratuiti (o quasi) e una discreta libertà democratica.

mercoledì 22 gennaio 2014

ROSA, LENIN: SI RICORDA I GRANDI RIVOLUZIONARI DEL NOVECENTO LEGGENDOLI

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Negli scorsi giorni ci sono stati gli anniversari della morte di Lenin (1924) e di Rosa Luxemburg assassinata dai Corpi franchi del governo socialdemocratico di Ebert e Noske nel 1919. Siano di fronte a due grandi militanti internazionalisti e rivoluzionari che insieme a Trotsky hanno segnato con il loro pensiero e la loro attività la storia del movimento operaio e rivoluzionario nei primi decenni del secolo scorso.
Oggi queste figure politiche ed intellettuali sono in gran parte dimenticate o vilipese; qualche volta sono incomprese da quegli stessi che pure continuano a schierarsi dalla parte della classe lavoratrice e degli oppressi.
Noi pensiamo che per ricordarli veramente non ci sia altro modo che leggere quanto loro stessi hanno scritto e fatto realmente. Per questo riprendiamo l’articolo di Moscato che, nel commentare l’approssimativo programma di Rai Storia su Trotsky, fornisce preziose indicazioni di lettura e di studio per tutte e tutti quelli che vogliono approfondire e capire.
E rendiamo omaggio a Rosa e Karl attraverso gli epitaffi scritti da Bertolt Brecht.

martedì 21 gennaio 2014

Perchè ‘La Repubblica’ è SI TAV?

Da:NO TAV INFO.
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[aggiornato]Inizia oggi un piccolo viaggio a puntate a bassa velocità dentro interessanti meandri societari per analizzare se i quotidiani/media che scrivono di TAV Torino-Lione in salsa SI TAV siano neutri oppure no rispetto alla eventuale realizzazione della Torino-Lione.

Quando la linea editoriale pluriennale di un mezzo di comunicazione è favorevole al progetto di un’opera pubblica può essere per tante ragioni, il frutto del caso, la posizione personale di un determinato caporedattore locale, l’adesione ad un progetto politico oppure –  spesso è così –uno specifico interesse economico della società editrice.
L’articolo 21 della Risoluzione del Consiglio d’Europa 1003 del 1° luglio 1993 definisce incompatibili con il corretto giornalismo investigativo  campagne giornalistiche realizzate sulla base di prese di posizioni “al servizio di interessi particolari”, ma questo articolo evidentemente è rimasto sulla carta: è un dato di fatto che gli interessi particolari riescano a farsi strada eccome nel mondo della c.d. informazione o la determinino, basta pensare a Mediaset, utilizzata massivamente per le campagne personali e particolarissime dell’azionista di maggioranza.

LA CATASTROFE CLIMATICA COME FONTE DI PROFITTO

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La catastrofe climatica come fonte di profitto: «le società di Wall Street inve
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stono nei business che traggono profitto dal fatto che il pianeta diventa più caldo»

di Daniel Tanuro
Ministri e burocrati hanno lasciato la Conferenza di Varsavia sul clima felicitandosi di avere fatto progressi verso un accordo mondiale. In realtà non hanno risolto niente di niente. Il vertice ha precisato il meccanismo REDD+ che remunera i proprietari delle foreste per la protezione di queste in quanto pozzi di carbonio (e così favorisce l’appropriazione delle risorse a scapito delle popolazioni!). Ma non si delibera nessun accordo sull’essenziale: la riduzione delle emissioni, il calendario, e la suddivisione dello sforzo in funzione delle responsabilità e delle capacità.
Questo vertice doveva essere quello del finanziamento alla lotta contro il riscaldamento. Scacco. Creato nel 2009 per versare dal 2020 e annualmente 100 miliardi di dollari al Sud, il «fondo verde» contiene solo 17,5 milioni e nessuno sa da dove verrà il resto. Per «fare qualche cosa» davanti all’emozione sollevata dal tifone Haiyan, si è deciso un nuovo fondo «perdite e danni». Lo scopo è di far credere che la situazione è sotto controllo, mentre non lo è per niente. Come ha detto Sir Nicholas Stern(1), che non è un militante ecosocialista: «Le azioni decise sono semplicemente inadeguate rispetto alla gravità della situazione».

lunedì 20 gennaio 2014

L’IRRUZIONE DELL’ACCORDO DEL 10 GENNAIO NEL CONGRESSO CGIL


di Andrea Martini
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Il brutale accordo di venerdì 10 gennaio, il cosiddetto “Testo unico sulla rappresentanza” sottoscritto senza alcuna discussione preventiva da Cgil, Cisl e Uil assieme alla Confindustria, è piombato sul 17° congresso della Cgil, un congresso apertosi nell’indifferenza diffusa e caratterizzato dalla ritrovata unità tra la maggioranza “camussiana” e gran parte di quella che fu “La Cgil che vogliamo” che presentò un documento alternativo nel precedente congresso.

Come è noto, a collocarsi in una posizione radicalmente alternativa sono stati solo le/i sostenitrici/tori del documento “Il sindacato è un’altra cosa”, presentato da Giorgio Cremaschi e da altri cinque componenti del direttivo nazionale confederale.
Questo documento, partendo dall’analisi della disastrosa situazione delle lavoratrici e dei lavoratori e identificando nella complicità e nella rassegata inerzia dei sindacati e della Cgil una delle responsabilità principali delle sconfitte accumulatesi nel corso degli ultimi anni, chiede alla Cgil una radicale revisione autocritica della linea degli ultimi anni e avanza un insieme di proposte che delineano un vero e proprio progetto e un programma alternativo.

domenica 12 gennaio 2014

GRECIA. AUMENTA L’AUSTERITÀ MENTRE SI AVVICINANO ALCUNI TEST IMPORTANTI.


 di Panos Petrou


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L’interessante articolo di Panos Petrou, membro di Dea, sinistra operaia internazionalista, una delle forze significative che animano la Corrente di sinistra, ossia la Piattaforma di sinistra di Syriza, mette in luce l’estrema drammaticità della situazione greca alla luce delle politiche di austerità che continuano imperterrite. Le politiche di austerità massacrano da anni la classe lavoratrice e colpiscono violentemente anche la classe media, mentre la frazione più ricca della classe dominante comincia a godere dei frutti della guerra sociale che ha messo in atto. Questo avviene alla vigilia di alcuni test importanti, tra cui le elezioni europee, in un momento in cui le forze politiche tradizionali al governo sono screditate agli occhi della maggior parte della popolazione, anche se la mobilitazione sociale presenta forti difficoltà e i Neonazisti di Alba Dorata, in difficoltà anche grazie alle grandi mobilitazioni antifasciste, potrebbero godere dell’appoggio di settori della classe dominante (ndr).

Di Panos Petrou  da Alencontre
E’ un inverno duro per gran parte della popolazione. La maggior parte non può permettersi l’acquisto di gas, di olio o di elettricità.1Molte persone non riescono a pagare le fatture dell’elettricità (il 32% della popolazione ha difficoltà nei pagamenti, secondo Eurostat) che è stata tagliata e a migliaia di famiglie inadempienti (si contano 173.000 tagli nel corso della prima metà del 2013). Questo spinge molti ad usare bracieri e stufe a legno per riscaldare le loro case.
Alcune notte, i fumi che escono dalle case ricoprono il cielo di Atene. Alcuni tragici incidenti, dovuti all’uso di stufe alla buona, (così come la morte di una giovane ragazza intossicata dal fumo di un braciere e casi di case incendiate), sono un forte segnale della brutalità della situazione. Inoltre, secondo gli specialisti, l’aria che respiriamo diventa estremamente pericolosa a causa di questi fumi. Questo quadro, in una città industrializzata nel capitalismo sviluppato del XXI secolo, evidenzia più di ogni parola le devastazioni provocate dalle misure di austerità sulla società greca. A Salonicco, la soglia di inquinamento (a fine dicembre 2013), ossia in particolare la concentrazione di particelle tossiche nell’atmosfera – la cui soglia di “emergenza” è stabilita a 50 mg/m3 e “ il livello di allarme” a 150 mg/m3 – si situa a 316 mg/m3, da cui ne discendono forti problemi respiratori e di conseguenza“costi per la salute”, almeno fino a quando le persone colpite disporranno delle risorse per curarsi!
Nessun paese ha mai fatto così tante (contro)riforme strutturali”
Il 2013 è stato un nuovo anno di austerità e di pesantissime politiche neoliberali. Esse hanno accelerato i processi di devastazione imposti dal 2010 allorquando il governo greco firmò il Memorandum con la “Troika” (Banca centrale europea, Commissione europea e Fondo monetario internazionale).
Il governo Samaras manifesta gioia per aver allontanato l’eccedenza nell’avanzo primario (anticamera del debito) del bilancio.2 Egli non cita i giganteschi costi sociali; del resto, i dati contabili sono discutibili. Questo non impedisce Angel Gurria, segretario generale dell’Ocse, di affermare quasi vantandosi: “nessun paese ha mai fatto così tante riforme strutturali quanto la Grecia”.

JOB ACT: UN ALTRO “ACT” FILOPADRONALE

di Antonio Moscato da Movimento operaio

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Matteo Renzi, osannato da tutti i media, sferra un attacco a quanto rimane dei diritti dei lavoratori. (a.m.)
Giorgio Cremaschi aveva caratterizzato felicemente la proposta del sindaco di Firenze in un articolo dal titolo incisivo: Renzi, gli avanzi del nuovo, che avevo inserito subito volentieri sul sito. (Vedi la sua dichiarazione).  Se si guardano da vicino le sue esternazioni, si è tentati di ridere e di sovrapporre alla sua immagine reale e alle sue fantasiose “rappresentazioni”,  il ritratto tracciato da Crozza nel “Paese delle meraviglie”. Ma c’è poco da ridere. Di giocolieri della parola ce ne sono non pochi, dentro e fuori il parlamento, ma se uno finisce per essere creduto un punto di riferimento da milioni di persone, e viene preso sul serio dal 99% dei mass media, c’è da preoccuparsi.
Così ho avuto la pazienza di analizzare parola per parola il suo strombazzatissimo Jobs Act, direttamente ricalcato, assicurano molti pennivendoli, dall’omonimo progetto di Obama. Il testo integrale è inhttp://www.unita.it/politica/matteo-renzi-segretario-pd-leader-partito-democratico-job-act-lavoro-disoccupazione-1.543813
Sarà, ma anche se ribattezzate con un nome inglese, molte delle proposte identificabili sono tutt’altro che nuove, e corrispondono a quanto è già stato tante volte spacciato per una soluzione dai vari giuslavoristi liberisti… Tra l’altro, significativamente, Pietro Ichino polemizza con Renzi sull’ultima parte del progetto, rimproverandogli superficialità e contraddizioni, e perfino adattamenti alla vulgata della sinistra sugli oltre 40 tipi di forme contrattuali: http://www.pietroichino.it/?p=29542 . Ichino osserva che la proposta del cosiddetto “Assegno universale” esiste già, è stata istituita dalla legge Fornero 28 giugno 2012 n. 92, si chiama Assicurazione Sociale per l’Impiego-ASpI. E si preoccupa che il nuovo Codice del lavoro sia previsto tra 8 mesi e non tre come era stato detto precedentemente. Ichino non riconosce più il suo allievo, insomma.

domenica 5 gennaio 2014

LA FAMIGLIA AGNELLI TRAVERSA L’ATLANTICO, I LAVORATORI RESTANO IN ITALIA

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di Franco Turigliatto
lavoratori_fiat_melfiLa Fiat conquista il 100% delle azioni della Chrysler e i giornali italiani esultano: finalmente una buona notizia da mettere in prima pagina e relegare nelle pagine secondarie i lunghi elenchi dei disastri economici produttivi e quelli occupazionali e sociali del nostro paese.
Si esaltano anche i dirigenti istituzionali della Regione Piemonte e di Torino di fronte ai successi della famiglia Agnelli e di Marchionne, la proprietà a cui sono da sempre ligi anche quando, uno di loro, era il massimo dirigente del PCI torinese. Fedele alla classe lavoratrice di certo nessuno di loro lo è, tanto è vero che hanno invitato gli operai a chinare la testa e a piegarsi ai ricatti della Fiat.
Si esaltano anche certi dirigenti sindacali come Bonanni della CISL, che, rivendicando il suo servilismo verso il padrone, come ogni mosca cocchiera che si rispetti afferma: “Se oggi la Fiat è un vero gruppo globale è anche merito nostro”. Nel frattempo decine di migliaia di lavoratrici della Fiat e dell’indotto auto sono da due o tre anni incassa integrazione nella provincia di Torino.
Non a caso molto più contenute sono le reazioni di dirigenti della Fiom; scrive il responsabile auto : “ Prima di festeggiare è necessario capire i termini dell’accordo”, e aggiunge il segretario regionale del Piemonte:”Ora la Fiat deve calare le carte sugli investimenti in Italia: bisogna aprire subito un confronto sul destino di Mirafiori ma anche degli altri stabilimenti italiani”.

mercoledì 1 gennaio 2014

RUSSIA: INTERVISTA ALLA PUSSY RIOT NADJA TOLOKONNIKOVA DUE GIORNI DOPO LA SUA LIBERAZIONE

·Intervista a Nadia Tolokonnikova condotta da Elena Servettaz per RFI (da Alencontre.org trad. di Gigi Viglino)

Nadja Tolokonnikova, in compagnia di Maria Alekhina, il 24 dicembre 2013 all'aeroporto di  Krasnoïarsk
Nadja Tolokonnikova, in compagnia di Maria Alekhina, il 24 dicembre 2013 all’aeroporto di Krasnoïarsk
Due giorni dopo la sua liberazione, Nadia Tolokonnikova, componente del gruppo contestatore Pussy Riot, esprime la sua determinazione a continuare la lotta per la difesa dei diritti dell’uomo in Russia. In un’intervista esclusiva a RFI – la prima concessa a un media francese – la giovane donna parla dei progetti che conta di realizzare con un’altra Pussy Riot, Maria Alekhina, anche’essa graziata lunedì 23 dicembre 2013.
Elena Servettaz: Nadia Tolokonnikova, oggi lei è libera, almeno fisicamente. Ma sente di essere realmente uscita dal campo di lavoro, o una parte di lei è rimasta internata? È forse per questa ragione che lei e Maria Alekhina non avete ancora visto i vostri bambini?
Nadia Tolokonnikova: È vero che non sento ancora una chiara frontiera tra me e il campo di lavoro. In realtà, mi sento responsabile per le persone che ho lasciato dietro di me. Mi ci vorrà del tempo per liberarmi di tutto questo.
Siamo decise a pagare entro qualche giorno il debito che abbiamo verso i prigionieri che restano. Maria e io abbiamo già discusso dei progetti futuri. Ma prima di tutto, giovedì rientreremo a Mosca dove infine rivedremo i nostri bambini.

AUGURI PER UN NUOVO ANNO DI LOTTA… ANTICAPITALISTA!

AUGURI!!! ·

Manifestazione in piazza Taksim (Istanbul) 15 giugno 2013
Manifestazione in piazza Taksim (Istanbul) 15 giugno 2013
Alla classe lavoratrice, donne e uomini, giovani e meno giovani il nostro augurio di poter costruire tutte/i insieme un nuovo anno di mobilitazione e di lotta, per il lavoro, il salario e il reddito, i diritti collettivi e individuali di ciascuna/o, contro lo sfruttamento di questo sistema, contro i ricatti dei tanti padroni e dei loro governi, per la partecipazione, per la giustizia sociale. Il nostro augurio a tutti coloro che non si rassegnano al plumbeo cielo del capitalismo, ma che credono ancora possibile e giusto sperare e lottare per una società realmente democratica e socialista così come hanno fatto le lavoratrici e i lavoratori delle generazioni precedenti. Abbiamo alle spalle una storia drammatica di tante sconfitte e di poche rivoluzioni vittoriose, che hanno conosciuto a loro volta involuzioni e degenerazioni, creando demoralizzazione e scetticismo sulla possibilità di scalare le montagne che sono davanti a noi. Ma la storia del passato insegna anche che gli animi umani possono rassegnarsi qualche volta all’oppressione, ma che non è per sempre perché il desiderio di giustizia resta egualmente presente nelle classi subalterne ed oppresse e può manifestarsi in forme e tempi imprevedibili, come i movimenti sociali e le lotte rivoluzionarie, se pure ancora parziali ed incompiute, di questi ultimi anni in diverse parti del mondo hanno dimostrato. Il nostro augurio è dunque la conquista o la riconquista anche nel nostro paese e in Europa di un nuovo protagonismo delle classi lavoratrici, di una nuova mobilitazione anticapitalista che scuota alle fondamenta il castello economico neoliberale e l’egemonia politica della classi dominanti.