giovedì 12 giugno 2014

LA GRANDE CORRUZIONE DELLE “GRANDI OPERE”

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di Antonio Moscato (da Movimento Operaio)
Ogni volta che un settore della magistratura e della Guardia di Finanza formalizza un’inchiesta su alcune delle gigantesche ruberie che hanno accompagnato da sempre le Grandi Opere, e che erano state denunciate infinite volte da minoranze coraggiose inascoltate (e spesso demonizzate), parte un coro garantista, con un uso inflazionato dell’aggettivo “presunto”, che insinua preventivamente che la denuncia sia frutto di un abbaglio, se non di un pregiudizio ostile. Vale per tutti i reati commessi da potenti, sul piano politico o economico. Solo per i “terroristi” della Val di Susa non si parla mai di “presunti”.
Ma soprattutto parte un coro che ripete: “bisogna punire i corrotti, ma non si deve rinunciare alle Grandi Opere, che servono alla crescita dell’Italia”. Una proposta mistificante, che ignora le molte ragioni che rendono indissolubili i legami delle Grandi Opere (quasi sempre inutili, sempre costose e spesso dannose) con la corruzione. La prima è che il MOSE, o l’Expo15, o il TAV della Val di Susa o il Ponte sullo Stretto non rispondevano minimamente a bisogni reali della popolazione, e non avevano sostenitori spontanei sui rispettivi territori: ecco la prima ragione di un’azione corruttrice che cerca di crearli offrendo molti microappalti collaterali, del tutto inutili, a imprese non sempre al di sopra di ogni sospetto. Ne beneficiano gli impresari, ma le briciole arrivano anche più in basso, ai lavoratori. Così si crea consenso… Gli affari più grossi sono comunque sempre già assegnati in partenza, in modo bipartisan, ai soliti noti: da un lato Impregilo, dall’altro la Cooperativa Cementieri e Muratori di Ravenna legata al PD. E dato che le grandi somme che circolano per queste funzioni sono ovviamente nascoste fuori dei bilanci formali, è evidente che a ogni livello della catena decisionale c’è chi pensa di ricavarne un profitto personale.

RISOLUZIONE FINALE DEL COORDINAMENTO NAZIONALE DI SINISTRA ANTICAPITALISTA DEL 31 MAGGIO -1° GIUGNO 2014


Pubblichiamo la risoluzione finale del coordinamento nazionale di Sinistra Anticapitalista che si è svolto a Roma il 31 maggio e il 1° giugno. 
Le recenti elezioni per il Parlamento Europeo hanno evidenziato un largo e diffuso rifiuto della politica di austerità dei governi nazionali e delle istituzioni dell’Unione Europea.
Questo è accaduto indifferentemente sanzionando sia i governi di centrodestra sia quelli di centrosinistra sia quelli caratterizzati da coalizioni trasversali.
In particolare, gran parte dei partiti socialiberisti aderenti al PSE conoscono arretramenti elettorali importanti, sia in percentuale sia in termini di voti assoluti.
Però, purtroppo, la sconfitta della socialdemocrazia non premia, se non parzialmente e solo in pochi casi (Grecia, Spagna e Portogallo), le liste di sinistra ma, al contrario, contribuisce ai significativi successi delle liste di opposizione di destra e di estrema destra, liste nettamente caratterizzate da una ispirazione nazionalista, razzista, identitaria, a volte esplicitamente antisemita e neonazista.
In Italia, in controtendenza con il resto del continente, il voto premia il governo Renzi, nonostante anch’esso pratichi una politica improntata all’austerità e ai diktat della UE. Questo avviene perché, anche a causa delle sue iniziative populistiche e demagogiche e a soli due mesi dal suo insediamento, permangono ancora le illusioni sul fatto che questo governo riesca a agire veramente per una modifica dell’impostazione delle politiche nazionali e continentali.
Questi risultati confermano gli assi della nostra campagna basata sulla necessità di costruire la più ampia convergenza tra i movimenti contro l’austerità che si sviluppano in vari paesi del continente, senza alcun cedimento alle tentazioni di ripiegamento nazionalista.
Il risultato della Lista Tsipras è modesto e non riesce a polarizzare significativamente l’opposizione alle politiche di austerità. Però, a differenza di tutte le esperienze precedenti dopo la crisi del governo Prodi (Sinistra arcobaleno, Lista Ingroia), è riuscita più efficacemente a esprimere una linea di sinistra e a mobilitare una discreta quantità di compagne e di compagne. Questa capacità è stata premiata dal superamento dello sbarramento antidemocratico del 4%, e dunque dalla elezione di tre deputati per il parlamento di Strasburgo.

STATO SPAGNOLO:GIOCO DI TRONI. ABDICAZIONE E PROCESSI COSTITUENTI.

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Pubblichiamo l’articolo di Josep Maria Antentas, professore di sociologia presso l’Università Autonoma di Barcellona ( UAB ) dapublico.es sull’abdicazione del re Juan Carlos. Non siamo di fronte come spesso è stato scritto ad un semplice passaggio di testimone al terzogenito ma ad una vera e propria crisi di regime politico e istituzionale, ma anche economica. Nel corso della cosiddetta Transizione democratica Juan Carlos si è fatto garante nei vari passaggi degli interessi delle classi dominanti. Dall’annuncio dell’abdicazione migliaia di manifestanti sono scesi in piazza chiedendo la fine della monarchia e del bipartismo e rivendicando un processo costituente che avvii alla nascita di una repubblica che punti alla giustizia sociale. Tra i protagonisti di questi percorsi si trova anche PODEMOS, la grande rivelazione degli ultimi risultati elettorali. ndr.

di Josep Maria Antentas

E’ davvero grave. La crisi politica, innescatasi nel corso di tre anni di rivolta sociale contro le politiche di austerità e dopo lo scoppio del movimento indipendentista catalano, si è trasformata in una vera e propria crisi di regime. Corona, potere giudiziario e bipartitismo, tutti raggiungono livelli di disaffezione senza precedenti. Le recenti elezioni del 25 maggio sono state la prima trasfigurazione elettorale di questa dinamica di crisi politica generalizzata. Esse evidenziano l’inizio della fine del bipartitismo e segnano l’irruzione di quello che sta rapidamente diventando un incubo per il sistema partitico dominante : PODEMOS.
La nave della Transizione è già un vero “Hispanic”. Prende acqua ovunque e naviga in acque piene di insidie ​​e iceberg . Sembra che non comandi il capitano e che il suo equipaggio non abbia le sufficienti competenze per superare tutti gli ostacoli che le si frappongono. Cercheranno, tuttavia, una manovra disperata per correggere la rotta e non bisogna sottovalutarli. Hanno ancora degli spazi di manovra . In mancanza di legittimità, dispongono tuttavia del di tutte le leve del potere economico, istituzionale e dei media . L’insieme dei passeggeri sarà capace di organizzare una ribellione a bordo e prendere il timone della nave per rifondarla completamente? Questa è la domanda .

FRANCIA NPA: L’URGENZA DI UNA RISPOSTA SOCIALE E POLITICA

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Continuamo l’informazione sulle posizioni delle forze di sinistra di fronte al voto nelle elezioni europee. Crediamo utile riprendere articoli o dichiarazioni di alcune organizzazioni anticapitaliste (Francia, Spagna e Grecia) con cui intratteniamo relazioni e attività comuni. L’articolo che segue è della portavoce del NPA francese Christine Poupin, che esamina la portata della vittoria del Fronte nazionale e le risposte da costruire da parte delle forze sindacali e politiche della sinistra francese. In precedenza è stata pubblicata la dichiarazione della Izquierda anticapitalista dello stato Spagnolo, una della organizzazioni impegnata nell’esperienza di Podemos, la lista che ha ottenuto uno straordinario ed inaspettato risultato nelle elezioni europee. Infine pubblicheremo la dichiarazione di DEA (Sinistra operaia Internazionale) una delle organizzazioni che costituiscono Syriza in Grecia.ndr

L’urgenza di una risposta sociale e politica

Con il 25,6% dei voti su scala nazionale, il 31,2 e il 29% nelle vecchie regioni industriali rispettivamente del Nord-Ovest e dell’Est, l’estrema destra ottiene il suo risultato migliore.

L’estrema destra arriva largamente in testa e conferma un suo radicamento nazionale. La massiccia astensione non può rassicurare. Non c’è nulla che possa dirci che quelli che non sono andati a votare avrebbero fatto una scelta sensibilmente diversa.

Né ridere, né piangere, capire

Il Fronte nazionale (FN) approfitta delle divisioni della destra classica, dell’affarismo e della corruzione che si manifestano platealmente, della crisi dell’UMP (Unione per un movimento popolare il principale partito del centrodestra, ndr) che le ha impedito di approfittare del rigetto del PS. Il partito socialista ha ampiamente meritato di essere sceso al di sotto del 14%. La sua sconfitta non è un caso: paga la politica filopadronale condotta da due anni a questa parte. E’ tutto il sistema istituzionale basato sull’alternanza tra UMP e il PS che è sconvolto.

GRECIA, SYRIZA: UNA VITTORIA ELETTORALE CHE PORTA A COMPITI PIÙ DIFFICILI

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Pubblichiamo la dichiarazione di Dea (Sinistra Operaia Internazionalista), che fa parte della piattaforma di sinistra di Syriza (coalizione della sinistra radicale), forza politica che è risultata vincente in Grecia alle elezioni europee, ma anche nella regione dell’Attica e la prima tra le forze della Sinistra Europea nel vecchio continente. La piattaforma di sinistra è composta dalla Corrente di sinistra, il cui più noto esponente è il portavoce Panagiotis Lafazanis, del Network Red che riunisce Dea, Kokkino e Apo. (ndr)
Dichiarazione DEA (Sinistra Operaia Internazionalista )
ELEZIONI IN GRECIA
traduzione dal francese da A l’encontre
I risultati delle elezioni europee con il 26,6 % e 1,5 milioni di voti per Syriza (Coalizione della sinistra radicale) mettono in luce la chiara vittoria della sinistra radicale in Grecia.
La coalizione di governo di Nuova Democrazia ( Nd ) e PASOK (Movimento socialista panellenico) forma oramai un esecutivo di minoranza. Per la prima volta ciò è confermato dalle urne e non soltanto dai sondaggi.
Questo governo non dispone più di una legittimità democratica parlamentare [1] per applicare le misure di austerità estreme integrate nel “programma a medio termine”. Vale dire nel nuovo accordo voluto dalla classe dominante greca e dai “creditori” internazionali.
Il successo di Syriza è più evidente tenendo conto del difficile test elettorale che comprendeva ben tre elezioni: elezioni comunali, provinciali ed europee. Per quanto riguarda le elezioni comunali, le difficoltà da superare sono molto più grandi nella misura in cui i “politici locali”, disponendo di una rete clientelare , sono più forti. L’enorme ondata di shock politico (che si è sviluppata sotto gli effetti della cosiddetta crisi finanziaria e dele lotte di massa del 2010-2012) toccare questi luoghi in ritardo. Ciò è confermato dall’irruzione di candidati “indipendenti”.